Mirco Tugnoli | Muse, Apollo, Indiani e tanto sole (ma tanto)
Servizi per il verde: servizi di gestione del verde, progettazione giardini, valutazione economica alberi, arredare con le piante, realizzazione manoscritti tecnici e didattici, servizi fotografici per il verde
servizi per il verde, servizi gestione, progettazione giardini, valutazione economica alberi, arredare con le piante, realizzazione manoscritti tecnici e didattici, servizi fotografici per il verde
4931
single,single-post,postid-4931,single-format-standard,ajax_updown_fade,page_not_loaded,

IDEE E SUGGESTIONI

Muse, Apollo, Indiani e tanto sole (ma tanto)

31 ago 2018, Posted by Mirco Tugnoli in Arte
114_arco_31lug2018-507-mod-copia
Cominciamo con il sole
La bignonia, pianta originaria dell’Argentina e dell’America centrale, d’inverno è spoglia e scheletrica, quasi a volere lamentare la vedovanza con il sole.
Quando però quest’ultimo torna a regnare indiscusso la bignonia schiude cascate di fiori fiammeggianti che sembrano fiorire apposta per cantare un vero e proprio inno al grande astro e alla gioia ritrovata.
Avanti con gli Indiani
Molte tribù indiane d’America addobbano le chiese, specialmente durante i matrimoni, con i suoi fiori colorati di un rosso fuoco che trascolora nell’arancio.
115_arco_31lug2018-574-mod-copia
Muse, Apollo e cicale vegetali
Nella mitologia degli antichi Greci, le Muse erano le nove figlie di Zeus e di Mnemosine. Dopo che il padre degli dei aveva, con la sua vittoria sui Titani, portato un nuovo ordine nel mondo, le nove signorine cominciarono ad allietare, senza sosta, il Monte Olimpo (e dintorni) con i loro canti suadenti e le loro danze spensierate. Scopo? Fare dimenticare angustie e dolori e rinnovare nei cuori il sentimento della letizia. Alcuni uomini rimanevano talmente ammaliati da quel canto che si scordavano persino di bere e di mangiare andando incontro a morte per sfinimento. Da quegli uomini nacquero le cicale alle quali le Muse avrebbero concesso il privilegio di cantare senza mangiare. In realtà le cicale si nutrono della linfa degli alberi ma di questi piccoli dettagli le Muse non si potevano occupare. Perchè, dunque, questo privilegio? Semplice. I novelli canterini avrebbero dovuto riferire loro chi sulla terra le onorava spudoratamente e chi, invece, le onorava quanto basta. Questi uomini cicala, giunti al capolinea della loro esistenza, si sarebbero trasformati nelle simpatiche trombette rosse della bignonia, per antonomasia la cicala del regno vegetale. Infatti la bignonia, appena il sole ricomincia a bruciare, comincia a cantare senza sosta la sua eterea musica vegetale nientepopodimeno che al signor Apollo, Dio del Sole, di tutte le arti, della musica, della poesia e della scienza che illumina l’intelletto. In quanto Dio della poesia, Apollo era anche il capo delle Muse. E qui, magia magia, il cerchio si chiude.
La bignonia è quindi considerata propiziatrice di fortuna e prosperità nonché protettrice ed ispiratrice degli scrittorie e degli artisti.
Può bastare?
Facciamolo bastare!
 
Evviva
Mirco